L’osteopatia ed il metabolismo

L'osteopatia ed il metabolismo

L’osteopatia, principi e applicazione

L’osteopatia è una filosofia, una terapia manuale e una scienza medica, non prevede l’utilizzo di farmaci, non si occupa di patologia ma della Salute.

Essa offre il suo contributo terapeutico in ogni condizione patologica, nel nome delle leggi naturali e delle forze vitali che governano la vita.

L’intervento osteopatico fonda i propri principi olistici sulla fisica, chimica, biologia, neurofisiologia e biomeccanica del corpo umano. Essa garantisce il ripristino equilibrato di tutte le suddette forze nel corpo, fisiche, chimiche e mentali, e garantisce di fatto i presupposti necessari alla guarigione, rispettando la relazione tra corpo-mente-spirito.

I principi biomeccanici alla base del concetto osteopatico riguardano tutti i piani di esistenza dell’uomo: fisico, mentale e spirituale. A differenza di altri approcci terapeutici, l’osteopatia “opera sulla qualità della vita” e studia l’individuo nella sua totalità: non fa diagnosi di Patologia, non si occupa del Sintomo, ma dello stato di Salute.

Riconosce l’esistenza di leggi che regolano l’universo interiore dell’uomo, ben oltre le semplici reazioni biochimiche, favorendo il naturale processo di autoregolazione e autoguarigione del corpo.

Il trattamento osteopatico incoraggia e supporta i principi omeostatici del corpo ed il suo equilibrio naturale.

L’intervento osteopatico è basato sull’unicità psico-fisica del paziente nell’istante preciso della consultazione, piuttosto che sulla definizione patologica in cui il paziente viene imprigionato e ridotto.

Ciò richiede un’attenta valutazione della sua fisionomia, costituzione corporale, stato psico-emotivo, capacità di recupero, postura, ampiezza dei movimenti attivi e passivi, vitalità espressa nella motilità viscerale, fasciale e nel ritmo cranio-sacrale.

Nella luce di tali presupposti, il quadro sintomatico acquisisce un’importanza secondaria (ad eccezione dei casi che mettono a rischio la vita o la stabilità psico-fisica del paziente), poiché viene inserito nella condizione globale dell’individuo in esame.

Ciò implica un distacco dell’intervento terapeutico dall’area in cui si manifesta il sintomo.

Su cosa può intervenire l’osteopatia? Premesso che l’osteopatia non cura patologie, ma promuove la capacità di recupero e guarigione del corpo ottimizzandone i processi fisiologici e fisici, il campo di azione dell’osteopatia ricopre:

  • Cervico e lombo algie;
  • Colpo di frusta, colpo della strega;
  • Nevralgie, artralgie e dolori reumatici;
  • Spasmi e crampi muscolari, capsulite adesiva;
  • Sindrome dell’intestino irritabile;
  • Costipazione, coliche neonatali;
  • Emorroidi;
  • Asma, cefalea, emicrania;
  • Otiti e sinusiti;
  • Disfunzioni circolatorie periferiche;
  • Disfunzioni linfatiche;
  • Disfunzioni temporo-mandibolari e del sistema stomatognatico;
  • Malocclusioni ortodontiche;
  • Prolassi o spasmi del pavimento pelvico;
  • Dolori mestruali, lombalgie di gravidanza;
  • Cistite, infertilità;
  • Incontinenza;
  • Disfunzioni endocrine;
  • Somato-emozionale.

Il modello circolatorio respiratorio

Questo modello rappresenta la valutazione gassoso-fluidica la cui forza attivante risiede nei fluidi, In tutte le loro espressioni corporee, ma soprattutto nella loro libera circolazione ed ossigenazione. Ciò garantisce all’organismo scambio di gas e nutrienti, rimozione di metaboliti, comunicazione chimico-fisica, nonché un’efficiente risposta immunitaria. L’equilibrio dinamico tra i gradienti pressori è il principale motore della forza gassosa e fluidica, i diaframmi ne sono i “guardiani” ed i modulatori; il sistema respiratorio ed il sistema gassoso, l’apparato cardio-circolatorio e muscoloscheletrico con le pompe di azione, i sistemi venoso e linfatico le vie di scarico e difesa. Queste componenti cooperano sinergicamente in una complessa unità integrata di struttura e funzione, in costante movimento.

Il modello respiratorio-circolatorio si rivolge al mantenimento degli ambienti intra ed extra cellulari, attraverso il libero scambio di ossigeno e nutrienti e la rimozione dei rifiuti metabolici cellulari. Ai fini di garantire tale equilibrio dinamico, l’osteopata opera sulla circolazione fluidica in tutte le sue espressioni: dall’arteriosa alla venosa, dalla linfatica all’interstiziale, includendo le strutture e gli organi chiave per l’espletamento di tali funzioni.

I fluidi trasportano sostanze nutritive come l’ossigeno ed il glucosio a tutti i tessuti corporei, come pure drenano i prodotti di scarto, quali l’acido l’attivo e l’anidride carbonica. Essi sono anche mediatori essenziali per le difese del corpo, come le cellule del sistema immunitario. Allo stesso modo i fluidi sono i trasportatori di ormoni, citochine, per questo vengono definiti come mezzo di trasporto della forza vitale nel fisico.

Il modello respiratorio circolatorio si affida al ruolo del sistema muscolo-scheletrico e dei diaframmi in particolare, come pompa per la circolazione a bassa pressione (veno-linfatica).

È inoltre interessante notare come la frequenza respiratoria sembra sincronizzarsi ed interagire con oscillazioni della pressione sanguigna, della frequenza cardiaca, del sistema linfatico e dell’attività cerebrale.

È facile ora immaginare come in casi di disfunzione somatica, di per sé caratterizzata da restrizione di mobilità e cambiamento della trama tessutale, si possa verificare una riduzione dell’irrorazione locale, con conseguente ipossia e congestione locale. Il gradiente pressorio localmente alterato può ridurre la perfusione delle aree ad alta pressione ed aumenta le stasi in quelle di bassa pressione, con alterazione dei fisiologici effetti del fluido: nutrizione, comunicazione, eliminazione ecc… Di conseguenza qualsiasi elemento interferisca con il libero scambio gassoso e con il normale flusso circolatorio, di qualsiasi genere, rappresenta una minaccia all’omeostasi tessutale. Ciò non esclude alterazioni posturali tali da compromettere l’equilibrio tra le cavità del corpo, con conseguente effetto sulla circolazione fluidica.

Per questo l’applicazione del modello respiratorio-circolatorio prevede la valutazione della meccanica toracica e respiratoria, circolatoria del flusso dei liquidi corporei, compresa la risposta omeostatica nei processi fisiopatologici.

La risoluzione di eventuali disfunzioni somatiche avviene tramite metodi di intervento che ripristinano la mobilità fluidica, in particolare l’efficienza respiratoria-circolatoria, per garantire i presupposti chimico-fisici per la capacità di autoregolazione corporee.

Infine, prevede l’interazione tra funzione respiratoria-circolatoria e funzioni muscolo-scheletriche, neurologiche, metaboliche e comportamentali, ovvero del potenziale di salute globale dell’individuo.

Gli obiettivi del modello cardio-circolatorio consistono nel:

  • Liberare percorsi miofasciali in aree di transizione del corpo (occipito-atlantoidea, cervico-dorsale, dorso-lombare, lombo-sacrale);
  • Ottimizzare i movimenti diaframmatici;
  • Trattare ogni target per il rilancio della dinamica artero-veno-linfatica;
  • Aumentare i gradienti pressori ed il pompaggio idrodinamico.

È indicato in caso di patologie:

  • Respiratorie: infezioni delle vie aeree superiori, sinusiti, bronchiti, pomoniti, asma, apnee notturne…;
  • Cardiache ed arteriose: insufficienza cardiaca lieve, ipertensione, arteriosa, pregressi inifarti od ischemie…;
  • Venose e linfatiche: emorroidi, varici, flebiti, insufficienza venosa, linfedemi…;
  • D’organo: in particolare a danno delle funzioni empatiche, renali e spleniche…;
  • Altre condizioni: scoliosi, cifosi, spondilite anchilosante, alterazione posturale o metabolica.

Il modello è applicabile per preparare i tessuti all’omeostasi posturale, considerata la tendenza naturale a compensare squilibri fisiologici e forze traumatiche nelle zone di transizione del corpo.

La relazione tra il sistema diaframmatico ed i meccanismi respiratori e circolatori del corpo è fondamentale. Ogni diaframma svolge un ruolo di modulazione costante delle pressioni intra ed intercavitarie dell’organismo, regolandone di conseguenza i gradienti pressori alla base della dinamica fluidica e della sua ossigenazione. Ogni diaframma esercita quindi una funzione di pompa idraulica per l’apporto arterioso, il ritorno veno-linfatico ed il flusso interstiziale, facilitandone gli scambi gassosi e garantendone l’equilibrio chimico-fisico.

Ogni diaframma sospende o sostiene organi e visceri di primaria importanza per i meccanismi respiratori e circolatori del corpo, facilitandone così il pompaggio idrico e l’ossigenazione durante ogni atto respiratorio. È facile pertanto immaginare gli effetti deleteri che una o più regioni con schemi scompensati possano esercitare sull’equilibrio respiratorio-circolatorio sistemico, alterandone i gradienti pressori, la dinamica fluidica e, quindi, l’ossigenazione tessutale e la rimozione degli scarti metabolici e favorendo congestione ed infiammazione, senza contare le influenze che  tutto questo avrebbe sulla propriocezione, sulla postura, sulla stabilità articolare e sulla meccanica delle corrispondenti regioni coinvolte.

Le aree di transizione, per via del sistema diaframmatico, sono anche un sistema fisiologico che garantisce un riallineamento corporeo alla linea centrale di gravità, diminuendo drasticamente lo spreco energetico nel raggiungimento della stabilità. Di conseguenza, risulteranno alterate le loro funzioni di pompaggio vascolare corporeo, l’efficienza respiratoria e le dinamiche fluidiche corrispondenti, con conseguente aumento dello stress meccanico sull’asse longitudinale.

Non bisogna sottovalutare la presenza di cicatrici o aderenze su addome, pelvi e arti inferiori, in cui si evidenzino un edema sottocutaneo, una congestione veno-linfatica nell’area circostante, e comunque limitazione di scivolamento del connettivo in almeno uno dei piani di movimento possibili.

Nell’ambito respiratorio-circolatorio, è opportuno incrementare l’attività fisica possibilmente in acqua, in quanto essenziale per mantenere una buona circolazione ed ossigenazione dei fluidi; oppure eseguire esercizi per gruppi muscolari specifici, volti a rilanciarne la dinamica fluidica locale.

In conclusione, il modello respiratorio-circolatorio è un modello concettuale improntato sulla valutazione e sul trattamento della componente fluidica del corpo e della sua ossigenazione. Lo scopo ultimo è sempre e comunque il potenziamento delle capacità autoregolatorie dell’organismo e la salute psico-fisica della persona.

Il modello metabolico energetico

Nella prospettiva convenzionale, la terapia richiede l’eliminazione del patogeno, e anche in osteopatia talvolta si cerca il colpevole, la causa del disagio, che è l’istanza che fa scaturire una specifica terapia o trattamento. La nostra è una strategia alternativa che prevede di aumentare l’altezza dell’energia di base, attraverso la valorizzazione di coerenza all’interno e tra i sistemi. L’ostoeopata che inquadra la persona con approccio metabolico-energetico incoraggia l’efficienza dell’attività autoregolatoria, dei sistemi di approvvigionamento, metabolizzazione, scambio e conservazione di energia, attraverso lo spazio anatomico connettivale correlato a organi e ghiandole corporee di cui sono così influenzati i target autonomici, nutritivi e di drenaggio.

Il focus di questo modello è il bilancio energetico finalizzato all’adattamento nei confronti di fattori metabolici immunologici. L’osteopata così centra il suo approccio sul rapporto tra approvvigionamento, gestione e dispendio di energia, al fine di influenzare la capacità di adattamento individuale.

Uno dei meccanismi adattativi non specifici innati è l’infiammazione, il sistema di difesa che costituisce una risposta protettiva, il cui obiettivo finale è l’eliminazione della causa iniziale di danno cellulare o tessutale, nonché l’avvio del processo riparativo. È un processo di purificazione che avviene a livello della cellula, degli organi interni, della matrice extracellulare, per elimiare le tossine, attraverso l’intervento di cellule di difesa.

Studi hanno riportato che persone affette da uno stato infiammatorio, che promuove sindromi dolorose muscolo-scheletriche, quali per esempio dolore alla schiena, sono portatrici di condizioni metaboliche quali l’aumento di tessuto adiposo e dell’indice di massa corporea. Pazienti affetti da sindrome metabolica o diabete tipo 2 e in sovrappeso hanno un rischio più alto di sviluppare dolore muscolo-scheletrico rispetto ad individui in normopeso. Individui in sovrappeso hanno maggiori probabilità di soffrire di cefalea, fibromialgia, dolore addominale, colon irritato e dolore cronico diffuso.

L’adiposità può erroneamente essere considerata solo un eccesso di deposito di calorie e non la risultante della risposta di un organo immunitario/endocrino a un sovraccarico continuato, che può generare infiammazione cronica. Diversi studi dimostrano che l’aumento di carico allostatico influenza le scelte alimentari e, viceversa, che la dieta può influenzare l’umore e le risposte pro-infiammatorie ai fattori di stress. Seguire una dieta non bilanciata, costituita da pasti ipercalorici, può condurre a un’espansione del tessuto adiposo. Con l’aumento dell’adiposità, vi è un cambiamento fondamentale nell’attività metabolica del tessuto adiposo.

L’interpretazione che emerge è che l’adiposopatia e la relativa sindrome metabolica conducono ad un dolore cronico, perché l’infiammazione non risolta è uno stato fisiopatologico che promuove nocicezione dei tessuti muscolo-scheletrici danneggiati/disfunzionali ed impedisce la guarigione.

Quindi comprendere la natura dell’infiammazione, le sue correlazioni con lo stile di vita, per esempio la nutrizione, diventa rilevante per il trattamento di processi infiammatori della lombalgia e di altre condizioni che quotidianamente sono trattate dai terapisti manuali.

Il processo infiammatorio può avere anche effetto sistemico, con attivazione dei mediatori chimici, che provoca attivazione di proteine sieriche della fase acuta e variazioni neuroendocrine ed emopoietica. Se lo stimolo è soppresso, sopravviene una fase caratterizzata da rimozione di fluidi e cataboliti; se il tessuto non riesce a rigenerarsi, si avvia il processo di cicatrizzazione.

Da alcuni anni i ricercatori riconoscono un tipo di infiammazione riferibile al fenomeno della sensibilizzazione centrale, spesso definita “infiammazione silenziosa”. Questo tipo di infiammazione interna ha una natura insidiosa ed è responsabile di molti disturbi cronici quali diabete, ipertensione, rischio cardiovascolare. Tali disturbi sono causati principalmente da un inadeguato stile di vita e da inquinanti ambientali, che, portando ad uno squilibrio ormonale, causano infiammazione silente sistemica.

Nella pratica clinica si riscontra una diminuzione della massa cellulare corporea o massa metabolicamente attiva, in relazione all’età e allo stato nutrizionale. Ciò può dipendere dalla ridotta massa muscolare caratteristica dei soggetti sedentari od obesi. Le cause del fenomeno sono molteplici, ma a giocare un ruolo determinante è la rottura del fisiologico equilibrio tra produzione ed eliminazione ad opera dei sistemi di difesa antiossidanti delle specie reattive dell’ossigeno. Le articolazioni, a causa della riduzione delle capacità lubrificanti della sostanza intercellulare, perdono progressivamente la loro funzionalità, con frequente insorgenza di rigidità e distruzione della cartilagine articolare. Vi può essere inoltre una compromissione delle strutture di rivestimento dei vasi sanguigni e delle mucose respiratorie, gastrointestinali e genito urinarie che diventano più sensibili all’azione di stressor ambientali, con insorgenza di allergie, infezioni e fenomeni immunitari. Il trasporto degli ormoni e dei neurotrasmettitori diviene inefficiente, la sensibilità cellulare a essi si riduce, facilitando l’insorgenza della sindrome metabolica e di alterazioni ormonali subcliniche. Se vi si associano aumentati livelli di stress e depressione, vi è un maggior rischio di infezione, un ritardo nella guarigione da episodi infettivi o da ferite, oltre che un aumento dei processi che possono alimentare produzione di citochine pro-infiammatorie. Queste ultime possono essere direttamente responsabili della risposta a inadeguatezza della reazione neuro-immuni-endocrina. Questo non fa altro che innescare in continuazione la risposta immunitaria, predisponendo così, nel tempo, anche il terreno a malattie autoimmuni, quali disturbi cutanei come dermatite atopica o psoriasi, forme di dolore cornico quali artrite reumatoide, fibromialgia, sindrome da stanchezza cronica, patologie delle vie respiratorie a carattere allergico ed infiammatorio.

Lo stato di blocco si accompagna a sintomi psicofunzionali, nei quali il dolore è compresente come principale manifestazione clinica.

Nella struttura della matrice si depositano le tossine, in essa avvengono pressoché simultaneamente milioni di reazioni chimiche, con scambio di elettroni, mutamenti di polarità, liberazione di energia nell’ambito di ambienti in continua trasformazione.

Approcci complementari, tra cui l’agopuntura e l’osteopatia, hanno un impatto su difficoltà immuno-metaboliche in virtù dell’insieme di reazioni elettrochimiche che avvengono nel tessuto con effetto distruttivo delle tossine. Differenti fattori ormonali e matabolici possono influenzare trama e rigidità del tessuto fasciale, giocando un possibile ruolo nella genesi e nel mantenimento di disfunzione somatica e schemi di compenso fasciale. L’approccio osteopatico al tessuto fasciale correlato a organi, ghiandole e apparati produce una modulazione integrata dell’energetica e del metabolismo, attraverso effetti sulla dinamica dei fluidi artero-veno-linfatici, sulle influenze autonomiche, sulle risposte immuno-endocrine.

 

Il modello metabolico-energetico è utilizzato dall’operatore per incoraggiare l’efficienza delle risposte adattative, orchestrate attraverso sistemi di regolazione feedback positivo e negativo delle varie forme di approvvigionamento, metabolizzazione, scambio e conservazione di energia, cui sono deputati gli organi e le ghiandole corporee.

La più recente ricerca ha dimostrato che la rigidità passiva muscolare, l’elasticità, l’estensibilità, la tensione a riposo ed il tono muscolare possono essere influenzati dalla fascia in virtù delle sue proprietà sensoriali e contrattili. La fascia costituisce un mezzo attraverso il quale lesioni superficiali, contrazioni o costrizioni tessutali potrebbero influenzare reazioni epigenetiche e, di conseguenza, organi interni. La rete fasciale pervade e si estende dalle capsule agli interni degli organi e potrebbe quindi essere coinvolta sia nell’origine sia nella risoluzione di disturbi somatici e metabolico-viscerali. Quando il corpo è traumatizzato o stressato, la fascia risponde sintetizzando nuove fibre per fornire supporto alla zona lesa e “incollando” tessuti, organi e muscoli adiacenti gli uni agli altri. Ispessimento ed incollamento di strati fasciali possono persistere a lungo dopo che una ferita è guarita e lasciarsi alle spalle addensamenti o bande non resilienti che possono essere percepite tramite palpazione in profondità nei tessuti.

Quindi le attività che si verificano attraverso i processi metabolici e il funzionamento dei sistemi neuro-emdocrino-immunitario, e di tutti gli organi interni, interagiscono e comunicano con il sistema muscolo-scheletrico fasciale per finalità autoregolatorie, costituendo un grande lavoro che produce energia.

L’osteopata sottolinea i concetti di forza vitale o flusso di energia insita nel corpo, le proprietà biofisico-elettriche dei tessuti e la comunicazione energetica con l’ambiente, per realizzare l’obiettivo di migliorare le risposte adattative omeostatico-allostatiche, orchestrate dai sistemi di feedback positivi e negativi, nonché la regolazione delle varie forme di scambio e conservazione di energia che si verificano attraverso i processi metabolici ed il funzionamento degli organi.

L’osteopata che agisce tramite questo tipo di approccio si focalizza nell’individuare e trattare:

  • Schema di compenso fasciale, indicatori del bilancio dell’attività neuronale, endocrina, metabolica e dell’interazione con i sistemi omeostatico-allostatici. L’organizzazione connettivale, la dinamica dei fluidi biologici ed il campo elettromagnetico a essa correlati, che possono dare indicazioni in merito alle spese energetiche generali dell’organismo, talvolta affetto da tossicità, difficoltà digestive o di assorbimento, infezioni, stanchezza cronica, scarse capacità di riparazione tessutale ecc;
  • Tecniche globali nell’ambito di fluidi e dei ritmi involontari, ad alto impatto immunitario, integrate da consigli nutrizionali e da attività fisica individualizzata dall’operatore per fronteggiare tali condizioni di disagio della persona;
  • Disfunzioni somatiche, in quanto aree che esprimono e sono in grado di influenzare una condizione di dispendio energetico-metabolico eccessivo o deficitario, per esempio a carico di organi, di apparati e della loro funzione, mantenendo o peggiorando condizioni muscolo-scheletriche.

Le tecniche in ambito linfatico o viscerale rientrano tra gli strumenti più utilizzati per migliorare queste condizioni.

Principi e metodi di valutazione

Nella routine di valutazione l’osteopata cerca di comprendere ogni eventuale processo che interferisce con l’omeostasi locale o globale aumentando le spese energetiche dell’organismo, osservando l’associazione di condizioni di affaticamento, infezione, tossicità, di alterazione della riparazione tessutale, associate al motivo di consultazione.

L’esame osteopatico comprende test globali quali il test dello schema di compenso fasciale e della dinamica dei fluidi e dei ritmi involontari, finalizzati alla valutazione dell’andamento della salute della persona. Alterazioni metaboliche e conseguenti tensioni meccaniche possono minare una delle funzioni dell’area di transizione che rappresenta l’unità di modulazione del dispendio energetico. L’osteopata procede quindi con valutazioni in ambito viscerale specifico.

Il trattamento osteopatico generale metabolico (TOGM), attraverso una routine articolatoria che segue la ritmica individuale della persona, viene avvertita e rilasciata ogni manifestazione strutturale di tensione, rigidità, edema o tossicità. È inoltre incoraggiata la distribuzione di fluidi e forze inerenti, al fine di stimolare la coordinazione e la correlazione dei meccanismi corporei di autoregolazione. Questo approccio comprende la struttura muscolo-scheletrica servendosi di una forza correttiva articolatoria per influenzare in modo peculiare l’innervazione e la distribuzione ematica.

L’operatore si appella alle proprietà ritmiche endogene del corpo della persona, trainate principalmente dal sistema nervoso e dalle proprietà plastico-dinamiche tessutali, note anche come riflesso tonico vibratorio. Un’alterazione, un’accelerazione od un rallentamento di tale intrinseca proprietà oscillatoria del corpo indicando una possibile area di disfunzione.

Il trattamento consiste nell’approcciare ogni stazione del sistema autonomico, che permette attraverso tecniche armoniche di accelerare il ritmo se è rallentato e decelerarlo se è troppo veloce. L’operatore cerca quindi di favorire uno stato di risonanza all’interno dei tessuti molli delle cavità del corpo.

Questo approccio di mobilizzazione dei tessuti molli e articolazioni coinvolge l’intero copro per integrare strutture alterate attraverso una funzione metabolica ristorata e permette di ridurre condizioni ansiose e alterazioni della percezione corporea correlate.

Nei casi in cui dalla valutazione osteopatica emerge una dominanza della struttura sulla funzione, l’osteopata rileva una o più disfunzioni clinicamente rilevanti, che nei soggetti affetti da carico metabolico spesso si manifesta con alterazioni della viscosità del tessuto fasciale correlato ad organi interni, visceri e ghiandole, per cui il trattamento che ne consegue sarà indirizzato verso un approccio minimalista.

Le normalizzazioni viscerali osteopatiche, nel modello proposto, si rivolgono alla fascia di rivestimento dell’organismo, alla sua area di riferimento all’interno delle cavità cervico-toraco-addomino-pelvico, con lo scopo di liberare tutte le tensioni restrittive dell’originali dinamica diaframmatica imposta per esempio sugli organi addominali, e di ripristinare la plasticità e l’elasticità di quegli organi, per influenzare l’organo stesso, e del sistema circolatorio, linfatico e neurovegetativo, che sono in una relazione interdipendente con il sistema viscerale. Le aree cui l’osteopata si rivolge in modo peculiare per attivare la forza energetico-metabolica sono rappresentate dai tessuti fasciali circostanti, organi e visceri, quali per esempio la tiroide per alleggerire un eventuale sovraccarico del metabolismo basale, il fegato ed il pancreas in virtù del loro ruolo nel metabolismo intermedio, le gonadi per la loro peculiare attività nella riproduzione, le ghiandole surrenali per la loro partecipazione alla regolazione della risosta allo stress, ecc.

Stile di vita e gestione continuativa del paziente

L’andamento della salute dipende dalla consapevolezza dell’importanza che la persona riconosce allo stile di vita che conduce. L’osteopata si deve necessariamente impegnare attraverso un piano di trattamento che preveda indicazioni sullo stile di vita finalizzate a ridurre il carico metabolico, proponendo un aiuto per quella percentuale di persone affette da disagi correlati ad infiammazioni non percepibili legate allo stile di vita nutrizionale. L’utilizzo di consigli di igiene alimentare e di esercizi di attività fisica permette inoltre di colmare la lacuna che un trattamento manuale passivo può lasciare nel processo di guarigione e recupero della persona.

Consigli nutrizionali

La relazione tra alimenti, flora batterica, enterociti e cellule immunocompetenti potrebbe influenzare lo stato di salute o di malattia della persona. Viene oggi rilevato un aumento di malattie infiammatorie croniche quali diabete, asma, malattie autoimmuni, malattie croniche intestinali, colon irritaro. L’aumento dei disordini infiammatori cronici sarebbe correlato alla diffusione della cosiddetta “WESTERN DIET”, considerata un fattore di rischio per le malattie infiammatorie croniche ed il cancro: essa è caratterizzata da elevati livelli di carni rosse, carboidrati semplici (zuccheri), grassi, cereali “raffinati” e da bassi livelli di vegetali, frutta e pesce. I danni che tale dieta comporta sono dovuti all’incapacità del genoma umano di adattarsi ai rapidi cambiamenti dell’ambiente, in particolare della dieta stessa. La dieta mediterranea è invece sempre più considerata la dieta salutogenica di base per l’uomo. Grazie alla sua ricchezza di frutta, verdure, cereali integrali, noci o frutta secca integrale, oltre che al modesto consumo di pesce e carne bianca e alla scarsa assunzione di carni rosse e carboidrati semplici, è molto più vicina alla dieta dei nostri antenati di quanto non lo sia la dieta attuale. La dieta mediterranea riduce il rischio di malattie cardiovascolari, cancro, Alzeheimer, Parkinson e morte prematura in genere.

I risultati di studi molto recenti confermano la superiorità della dieta mediterranea, anche in confronto con altri regimi alimentari ricchi di vegetali e frutta, nella prevenzione primaria di eventi morbosi cardiovascolari. Sarebbero proprio le caratteristiche nutrizionali del complesso degli alimenti, piuttosto che i singoli macronutrienti (proteine, carboidrati e grassi) e micronutrienti (minerali e vitamine), a giocare un ruolo importante nell’effetto protettivo della dieta mediterranea. La dieta mediterranea e ricca di fibre e carboidrati non assorbibili, che hanno un ruolo importante nella prevenzione di molte malattie cosiddette “moderne”. Infatti, popolazioni che consumano adeguate o abbondanti quantità di fibre hanno un’incidenza più bassa di malattie infiammatorie croniche, come coliti, diabete tipo 2, rispetto a popolazioni che consumano diete a più basso contenuto di fibre. Su queste basi, negli ultimi anni si è sviluppato il concetto di dieta antinfiammatoria quale regime alimentare in grado di contrastare processi infiammatori e lo stress ossidativo che caratterizza molte patologie cronico-degenerative come il diabete, le malattie cardiovascolari, i disturbi algico-funzionali a carico dell’apparato muscolo-scheletrico, anche quelli in relazione con l’attività fisica intensa e gli infortuni muscolo-tendinei legati allo sport.

Le diete vegetariane producono benefici per la salute, nella riduzione del rischio di ipertensione, nel diabete di tipo 2 e in alcuni tipi di cancro, nella riduzione di dell’indice di massa corporea, oltre che una minore mortalità dovuta a malattie ischemiche del cuore. Sebbene la biodisponibilità dei nutrienti possa essere compromessa quando le diete prive di proteine animali sono consumate senza la necessaria attenzione (le carenze nutrizionali sono state rilevate nei vegetariani occidentali a lungo termine), le diete vegetariane possono essere nutrizionalmente adeguate se opportunamente programmate. Recenti studi hanno dimostrato che le diete basate sui principi della dieta mediterranea, sia quella onnivora basso consumo di carne, sia quella ovo-latto-vegetariana, permettono un basso utilizzo degli alimenti il cui consumo deve essere moderato per motivi di salute, che coincidono con quelli che hanno un impatto maggiore in termini di sfruttamento del terreno, Consumo di acqua ed emissione di CO2.

Consigli sull’attività fisica

Sembra ormai condiviso che avere una vita attiva rappresenti una condizione che garantisce una vita sana. Ovviamente ogni fanatismo, compresi quelli nella ricerca della salute, tipo l’esercizio eccessivo o la compulsività spesso associata a disordini alimentari, porta con sé conseguenze negative sia psicologiche che fisiche.

Sono solitamente utilizzati esercizi indirizzati al management dei trattamenti locali, per esempio alla prevenzione della recidiva di disfunzione somatica muscolo-scheletrica, oltre che viscerale. Sono stati scritti esercizi globali indirizzati alla gestione dell’energia individuale. In questo lavoro vengono incorporati i principi di base del training orientato alla fascia e vengono applicati al loro specifico contesto, soprattutto nell’ottica del modello energetico-metabolico. L’applicazione di un corretto esercizio può indurre un’organizzazione dell’architettura tessutale, con un aumento della connettività.

Il principe centrali del training orientato la fascia sono i seguenti:

  • Rimodellamento facciale, in relazione a sollecitazioni quotidiane mirate i tessuti fasciali rispondono con un costante rimodellamento nella disposizione della propria rete di fibre collagene;
  • Meccanismo di ritorno elastico tessutale, stimolato attraverso esercizi mirati, nei quali una fase preparatoria aumenta la tensione elastica del corpo fasciale, per favorire poi una fase dove il corpo rilascia il peso come una catapulta;
  • Allungamento dinamico orientato la fascia, approccio di stretching più fluido che, se eseguito correttamente, a lungo termine con regolarità, può influenzare positivamente l’architettura il tessuto connettivo, mantenendo la più elastica.
  • Sensorialità propriocettiva ed introspettiva, ovvero esercizi di “percezione fasciale” in cui si sperimentano diverse qualità di movimento con, per esempio, passaggi da movimenti estremamente rallentati a molto veloci, da micromovimenti che potrebbero anche non essere visibili a un osservatore, a grandi movimenti che coinvolgono tutto il corpo. Tale classe di movimenti è attiva e specifica. Inoltre, tali movimenti piccoli e specifici possono essere usati per portare consapevolezza ad aree percettivamente trascurate del corpo, ovvero interattivamente compromesse.

Conclusioni

Questo modello ricerca il bilancio energetico attraverso il mantenimento dell’adattamento alle sollecitazioni metaboliche ed immunologiche. Sappiamo che uno stato infiammatorio silente, associato a condizioni metaboliche, quali l’aumento del tessuto adiposo e dell’indice di massa corporea, favorisca, mantenga e peggiori dolore e funzionalità muscolo-scheletrica. Questo stato fisiopatologico promuove la nocicezione dei tessuti muscolo scheletrici disfunzionali, ne impedisce la guarigione ed è associato a una molteplicità di malattie croniche. L’osteopata inquadra questa tipologia di pazienti dopo aver osservato la natura metabolica dell’infiammazione, per procedere con approcci osteopatici indirizzati alla disfunzione somatica. Il trattamento manipolativo osteopatico rappresenta inoltre una potenziale modalità per ridurre fatica e stress autopercepito in una popolazione di soggetti sani.

Il meccanismo che sottostà alle tecniche osteopatiche in ambito facciale si basa su vari studi che tengono in considerazione le proprietà plastiche, viscoelastiche e piezoelettriche del tessuto connettivo dopo l’applicazione di queste tecniche evidenzano effetti:

  • Neuromuscolari, ovvero di diminuzione degli input neuronali e dello stesso fisico del tessuto. Questo può cambiare lo schema degli input sensoriali del midollo spinale nell’area trattata, inibendo i recettori e diminuendo il rilascio di sostanza P che mantiene l’edema locale;
  • Strutturali, i cambiamenti rispecchiano le differenze di tensione, morbidezza e regolarità che possono essere palpate prima dopo il trattamento;
  • Viscolastici, questo cambio nella viscosità sembra aumentare la produzione di acido ialuronico, insieme al flusso all’interno del tessuto fasciale, migliora il drenaggio dei mediatori infiammatori e degli scarti metabolici, diminuisce l’irritazione chimica delle terminazioni del sistema nervoso autonomo e gli stimoli nocicettivi alle terminazioni somatiche, quindi ripristina riflessi somato-viscerali e viscero-somatici;
  • Fluidici, nel momento in cui il flusso sanguigno e linfatico sono ottimizzati, l’ossigenazione sarà riportata a livelli normali, i nutrienti saranno portati a concentrazioni appropriate nelle cellule, mentre tossine e prodotte infiammatorie saranno rimossi;
  • Antalgici, l’attivazione del sistema endocannabinoide a seguito di approcci fasciali diminuisce la nocicezione ed il dolore, riduce l’infiammazione nei tessuti miofasciali e svolge un ruolo nell’organizzazione fasciale;
  • Immunologici ed adattogeni, la terapia applicata bisettimanalmente su tessuti miofasciali causa effetti di modulazione persistenti sulla funzione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e sulla funzione immunitaria;
  • Preparativi, i vantaggi della manipolazione osteopatica sono stati osservati come correlati ad un aumento della concentrazione sanguigna di ossido nitrico. Questo processo potrebbe favorire la sintesi del collagene, migliorare la riparazione dei tessuti, i sintomi clinici ed il recupero delle funzioni a seguito di lesioni.

In questo fascicolo abbiamo discusso di come la fascia svolga numerose funzioni del corpo, tra cui supporto strutturale, compartimentazione, supporto nutrizionale, immunità, riparazione dei tessuti e comunicazione. La fascia è un tessuto connettivo organizzato con la rete tridimensionale che avvolge, supporta, sostiene, protegge, collega e divide le componenti muscolari, scheletriche e viscerali del corpo. Le tecniche applicate mirano a rilasciare tali tensioni, ad alleviare il dolore e a ripristinare la funzionalità alterata da un eccessivo carico allostatico. Il trattamento proposto nel modello metabolico energetico si fonda su approcci a target viscerale, neuroendocrino ed immunitario ed è supportato da consigli nutrizionali e attività fisica. Lo spazio anatomico connettivale permette il contatto manuale riflesso con ghiandole e organi, oltre che la modulazione delle loro funzioni.

 

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